La donna connessa di Martha Nieuwenhuijs

Martha Nieuwenhuijs
La donna connessa

La donna connessa

Martha Nieuwenhuijs

Non è stato facile decidere di avventurarmi nel bosco incantato di Internet. Molti i pregiudizi, in gran parte giustificati, le perplessità, le riserve, ma grande anche la curiosità di studiare un fenomeno come quello dei social network, di conoscere e capirne le dinamiche, le potenzialità, il linguaggio. E’ così che mi trasformai da un giorno all’altro in una “donna connessa”. La prima cosa che mi colpì una volta entrata nell’agorà virtuale fu il desiderio di condivisione, una condivisione a livello planetario… vedere e condividere opere e pensieri con artisti di ogni paese dava la sensazione inebriante di sconfiggere i limiti dello spazio e del tempo, volando in un flusso continuo di proposte, scoperte, stimoli, ritrovamenti e nuovi incontri. Alla donna connessa spuntarono le ali. Belle, bianche, fragili…adatte ad un volo simulato in un mondo di amici e doni virtuali, in cui basta un click e ogni elemento di disturbo viene annullato.

La donna connessa, come l’uccello, dalla sua gabbia osservava il mondo attraverso il rettangolo del suo monitor. I colori seccavano sulla tavolozza…forse fu uno sguardo desolato ad una tela interrotta che insinuò i primi dubbi…c’era una scala… doveva tornare a respirare l’aria del mondo reale. Perse le ali e ritrovò la sua pesantezza fatta di domande, riflessioni, divagazioni che puntualmente annotava nel suo “Journal d’artiste” tra uno schizzo ed un bozzetto. Si chiedeva per esempio “Che senso ha la condivisione in Internet? La rapidità del flusso di notizie, temi, problemi, video che scorrono ma su cui non ci si sofferma non rischia di togliere significato alla condivisione?” e ancora “La quantità di stimoli non finisce per disorientare in modo che dinanzi a tante scelte non se ne faccia alcuna? Quali ripercussioni vi sono sulla vita reale per un abuso di comunicazione virtuale , non si rischia una specie di dissociazione tra fisico e mente che porta ad abitare sempre più il virtuale e a sentire il fisico come una specie di zavorra?” Un altro giorno annotava “In un mondo sempre più violento e che offre sempre meno speranze, in cui ci si deve confrontare con problemi ogni giorno più complessi, il virtuale non finisce per costituire una via di fuga?” I dubbi si moltiplicavano, si chiedeva ancora “ L’uomo di oggi, perennemente collegato tramite cellulare e connesso in rete, è ancora capace di rimanere solo con se stesso e di interrogarsi? Oppure questo uomo connesso non è in realtà disperatamente solo?” Ma il dubbio che pian piano si insinuava come un tarlo riguardava le ripercussioni che la visione di un flusso costante di immagini poteva avere sulla creatività di un artista. Quest’ultima domanda, come artista, era per lei la più inquietante.…mai come in questo “tempo connesso” aveva sentito, dopo una prima sensazione di stimolante confronto, la mancanza di ispirazione e di disorientamento. 

Il processo creativo è un fenomeno molto complesso, fatto di ascolto del proprio mondo fantastico, di silenzio per lasciar riaffiorare memorie e sedimentazioni del nostro subconscio, di bisogno di credere che siano importanti e soprattutto che si è capaci di elaborarle, tradurle in un espressione artistica. Necessita di concentrazione, energia, di uno stato mentale che arriva alla transe creativa. 
Tutto questo viene disturbato da un flusso di immagini, per lo più molto colorate, che non è affatto senza conseguenze per la nostra mente, per lo sguardo.
Queste perplessità sulla comunicazione virtuale si riferiscono certamente a un uso improprio di un mezzo dalle potenzialità straordinarie. “La libertà è partecipazione” cantava Gaber…In questo senso Internet, nonostante risvolti ambigui che riguardano per esempio il controllo e la manipolazione di dati e notizie, è senz’altro un ineguagliabile mezzo democratico che dà voce anche a chi non l’ha mai avuta e ha permesso l’organizzazione di eventi che hanno superato ogni previsione. E’ importante per la politica, per il sociale, e per l’arte poiché può togliere l’artista dall’isolamento a cui lo condanna il perverso meccanismo del sistema dell’arte contemporanea.
Riuscire attraverso la rete a tessere rapporti che poi si concretizzano in incontri e condivisioni nella vita reale, come è avvenuto per il progetto Alfabeto Morso, questa è la vera magia della comunicazione virtuale. 

Martha Nieuwenhuijs Aprile 2011
progetto logo Alfabeto Morso
esposizioni dal'94

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