ARTE ALCHEMICA TERE GRINDATTO 

dettaglio Questa mostra all’EnPleinAir di Tere Grindatto mette in bell’esposizione i risultati delle sue ultime ricerche artistiche, intimistiche e gravide di significato, che sembrano ruotare attorno ad un unico ma grande tema filosofico: l’individuazione del sé, inteso nel suo aspetto più vero e nascosto, e del suo divenire in ordine all’inevitabile vivere quotidiano. Lungi dall’essere un’ossessione fine a se stessa, nelle mani della pittrice pinerolese l’indagine si dipana con serenità e metodo, senza trascurare peraltro il ricorso a mezzi di rappresentazione squisitamente femminili. Ecco allora i ricami, i veli di seta, i tendaggi sottili nonché, quando necessario, i bellissimi tratti dei volti di donna. Le opere, pur avvolte entro uno stile informale, presentano una base fortemente figurativa, con volti o corpi o parti varie di corpi ben riconoscibili, come a sottolineare l’effettiva esistenza di quel qualcosa chiamato sé. A volte bisogna guardare attentamente, quasi con circospezione, per scoprire però alla fine precisamente quello che si cercava: un volto, in genere di donna, celato come un rebus in mezzo a pennellate che pur sembravano non avere che un senso di caos. Metafora filosofica magnificamente resa attraverso l’arte figurativa! Una volta individuato il punto di partenza, l’origine dell’essere, non rimane che osservarlo muoversi nell’infinito gioco della vita ovvero del labirinto mentale. Quasi sempre la Grindatto ricorre alla sovrapposizione di veli, a strati, che celano sia realtà multiple sia il misterioso divenire o trasformarsi delle medesime. E passando da un’opera all’altra della mostra, si ha davvero l’impressione di un sottostante fluire delle forme. Ecco il volto di donna, con gli occhi e particolari del viso sparsi qua e là alla Picasso, ma soprattutto con una curiosa quanto piacevole forza dei tratti, che rivela insieme impegno della ricerca e determinazione femminile. Il grande busto, sempre femminile, su carta lucida con sopra degli informali trucioli a fare rilievo, stupisce per il fuoriuscire finale di delicatissimi piedi, modellati per giunta nei minimi dettagli. Poi ci sono le radiografie, proprio quelle che si fanno in ospedale, a rappresentare noi stessi, ovvero ancora una volta il punto di partenza, con poi tutti gli interventi pittorici successivi, ad esempio con parti varie del corpo, a rappresentare il presente. I busti di donna clonati, come in una fuga alla ricerca di qualcosa, possono raffigurare la difficoltà dell’evolversi. Questo gioco di realtà dentro la realtà non cessa nemmeno in opere quasi solo naturalistiche, come la raffigurazione di una finestra con del lussureggiante verde collocata accanto ad una finestra vera, dalla visione primaverile del tutto simile: come nell’alchimia, si passa da uno stato all’altro senza che nulla si disperda. C’è poi il capitolo dei messaggi su tela, ottenuto tramite materiale semplice (delle garze) a mo’ di pagine che si aprono e su cui si individuano dei caratteri; messi insieme producono: mi perdo mi ritrovo mi perdo… Tracce di malinconia, o di dolore, innegabile. Ma poi c’è la bellezza femminile, esaltata al massimo grado in due originalissimi ritratti: molto figurativi questa volta, leggeri eppure penetranti in fisionomia e occhi, essi sono ottenuti per il solo mezzo di tagli e pieghe su carta lucida! Bravura da bottega, estro personale e padronanza tecnica da piena maturità artistica. La mostra, nella splendida sede della cascina Tegassa di stradale Baudenasca 118, rimane aperta fino al 4 luglio, nei giorni di sabato e domenica dalle 16 alle 19 e negli altri giorni su appuntamento.

Giuseppe Geuna
mostra 
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