Gigiotto Del Vecchio - english version
Le "sabatografie" sono immagini create mediante
un particolare procedimento tecnico, in parte da te
tenutoci segreto, ma qualcosa puoi dircela...

Sabrina Sabato -
Preferirei rispondere con una riflessione sulla scissione
dei ruoli: di solito, i professori sono quelli che ti
illustrano perfettamente le tecniche e i modi possibili
per ottenere gli effetti desiderati, gli artisti non
necessariamente hanno questo ruolo, anzi possono esprimersi
in infiniti modi, senza porsi il problema di rendere leggibile
un processo. L'azione artistica, per me, non deve evidenziare
il procedimento, bensì rendere in modo sintetico il cuore del
problema, alimentando, se vuoi, un mistero, un po' come simulare
le regole che governano l'universo, dove tu puoi anche analizzare
le cause che provocano un evento, ma in natura sempre ti sfuggiranno
le reali motivazioni che lo hanno determinato.
Si tratta di serbare un piccolo mistero, di non essere didascalici
o peccare di leziosaggine.
Sarebbe noioso e pedante soffermarsi sulla tecnica considerandola
implicitamente elemento base dal quale partire, non ti pare?
.
G.D.V. -
Mi viene da pensare ad un tentativo di ribaltamento del concetto
politico di tecnica, forse oggi un limite per l'artista.

SS. -
La tecnica, conosciuta bene, ti aiuta a risolvere alla meglio
problematiche a me, concettualmente molto distanti.
L'importante è che non ci si faccia avvolgere dall'utilizzo
del mezzo, che non si entri nel tecnicismo fine a se stesso,
che porterebbe alla sterilità dell'opera e la renderebbe solo
un manufatto, senza poetica e contenuto.
C'è anche da dire ovviamente, che molte opere di artisti del
passato, ma anche contemporanei, se non avessero avuto una
evidente componente di maestria tecnica, probabilmente non
sarebbero state dei capolavori, anche se alla fine non è
la comprensione del mezzo che le distingue, tutt'altro.

G.O.V. -
Ma entriamo nel merito della ricerca.
Sento di definirti una biologa dell'arte, costante fissa nel
tuo lavoro è questa sorta di analisi ossessiva della natura
delle cose.

S.S. -
Andare in fondo alle cose, conoscerle bene, ti da la possibilità
apparente di non confonderti.
In un'epoca iperstimolante come la nostra, dove spesso si è
letteralmente bombardati da una pioggia di informazioni sino
ad averne nausea, non riesco ad allontanarmi dalla voglia di vedere,
di conoscere, di sperimentare qualsiasi cosa fino all'ossessione.
L'ossessione di poter entrare dentro le cose avendo la sensazione
di mutare il senso più nascosto, macroscopia dell'invisibile,
ricreando quel mistero che già esiste.
Credo, anzi, ne sono più che convinta, che questa, sia l'unica cosa
che mi appaga e rilassa, è il mio modo di sentirmi a mio agio nel mondo.
E' probabilmente un fattore di concentrazione e demiurgia.

G.D.V. -
Il fatto di trasferirti a Milano sembrerebbe non aver cambiato
nulla nel tuo lavoro, mi riferisco a certe paure ed ansie portate
all'eccesso.
(da un atteggiamento apparentemente credulone e sentimentalmente
barocco tipico partenopeo) La curiosità, lo scongiuro, il rituale,
una ripetitività quasi ossessiva dei soggetti rappresentati;
ipnotica, a tratti addirittura logorroica.

SS. -
Il luogo natio è sicuramente importante nel caratterizzare una persona,
e fino ad un po' di tempo fa' ero convinta che il condizionamento esterno
fosse l'elemento principale. Ma ora questa mia convinzione si è
sgretolata, e pensare che si è esclusivamente il prodotto della
propria esperienza non mi convince del tutto.
Anzi il peso di condizionamenti che a priori ci segnano è per me enorme.
Ci si ritrova ad avere una natura innata che, in parte, è così a
prescindere dal territorio in cui hai vissuto. Sei anche la somma di
tutti quelli che sono venuti prima di te .
E' ovvio che il lato caratteriale più empirico
sicuramente crea mutamenti nell'essere.
Quindi nel momento in cui cambi luogo,
sicuramente trovi delle differenze caratteriali che mutano la tua
sostanza, con un sottile piacere.
Oggi ci si ritrova a contatto con una molteplicità
di messaggi ed informazioni dal grande potere di plagio, il più
delle volte non mirato, e ciò fa si che vi sia un'uniformità di
fondo nei comportamenti degli abitanti del mondo, a prescindere
dal fatto che si viva a Milano, a Napoli o a New York.

G.D.V. -
Sarei curioso di conoscere la tua sulla salute dell'arte oggi.
Molti ne decantano la fine e sottolineano un abbassamento di
livello della proposta e del sistema ad essa correlato, sia
italiano che internazionale...

S.S. -
Non credo che si possa parlare per l'ennesima volta di fine
dell'arte, tutt'al più di di un periodo, questo, di mutazione
energica, forse sarà l'effetto di fine millennio, e se così,
non è poco.
Stiamo vivendo solo un passaggio, siamo in una fase transitoria e
di tentativi, di così detta sperimentazione.
In Italia, sicuramente più che in altri posti, si avverte il peso
molesto di una lunga e significante storia che paradossalmente rende
cinici e dogmaticamente pieni di certezze su cosa sia l'arte.
Questo è per antico slogan il paese degli artisti, da un lato potrebbe
essere vero, da l'altro è devastante il fastidioso senso di
superficialità e provincialismo che qui ci avvolge.
Nel paese di antica memoria, sempre di più è debole la memoria e
l'identità dei suoi abitanti ed un artista facilmente
lo si dimentica.
Qui per definizione l'arte infastidisce, a volte sembra che
un po' di spazio è solo per la storia dell'arte.
Ma all'evocata estinzione dell'arte , che il pubblico generico
pare vorrebbe con il suo attuale atteggiamento, io contrappongo
l'impercettibile spostamento della logica apparente delle cose,
per rendere visibile ciò che non si può o si potrebbe vedere.

 Real-Time Sabrina Sabato
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