con tatto

di Luisa Tribolo
a cura di Olga Gambari

Che cosa è il vuoto? Come definirlo o immaginarlo?
Sembra forse più un concetto che qualcosa di esistente.
Così come il pieno può essere tutto e niente.
Pensando al vuoto viene in mente il nulla, lo spazio,
qualcosa di indefinito senza forma, contorni, consistenza.
E il pieno? Lo stesso. Però forse è più facile perché
ogni corpo solido, ogni forma è un pieno. Ma pieno e vuoto
sono due facce di una stessa realtà, inseparabili l'uno
dall'altro, perché si definiscono e esistono reciprocamente.
Se c'è un pieno vuol dire che ci deve essere anche un
vuoto, che permette al volume fisico e all' evidenza
visiva del primo di essere, manifestarsi e apparire.
Allo stesso modo il vuoto ha bisogno di un pieno che
lo definisca.
Questo discorso, questi concetti si realizzano nella
materia, ammasso e assenza di particelle corpuscolari.
La dimensione materica dell'argilla, da cui prende forma
l'espressione artistica della ceramica è quella
di Luisa Tribolo.
Senza definizioni, come dice lei, né artista, né ceramista
o altro, semplicemente riconoscibile in una passione mentale
e fisica che nell'argilla trova possibilità infinite di
creatività e espressione, potenziale artistico da approfondire.
La ceramica e le sue diverse fasi, spesso rituali alchemici
e antichi come la manipolazione e la cottura, rappresentano
per Luisa Tribolo un universo creativo e sensoriale, con il
quale dare forma a oggetti d'uso e non, che sviluppano anche
un suo discorso artistico e filosofico.
L'atto di ideare, manipolare e quindi dar vita a qualcosa
concretizza una dichiarazione, una sorta di presa di posizione
in cui si fondono pensieri e emozioni.
E per Luisa la ceramica è un rito orientale, di creazione e
riflessione, in cui ogni forma arriva dal cuore, che la plasma
attraverso l'energia e la potenza delle mani.
Le mani, estensione sensoriale primaria, che attraverso la
sensibilità tattile offrono alla mente un'altra vista,
un senso capacedi vedere e conoscere la realtà.
Spesso addomesticato e secondario, ma non per lei, che già da
piccola voleva toccare e vedere con le mani, quando in casa
andava via la luce. E che ora, dopo una lunga gestazione,
ha creato un'opera, "Con-tatto", in cui le mani e
il tatto indagano e scoprono il concetto di "vuoto".
Un grosso blocco di materia, una forma di argilla di 125 kg,
che Luisa ha bucato con le mani, non guardando mai dentro,
mentre dava forma alla sua idea di vuoto.
Un vuoto fisico e reale, non nato da un calco -perciò da un pieno-,
ma materialmente scavato all'interno di un pieno.
Qui le mani hanno gli occhi, e introducono in una dimensione
fisica e tattile che racconta un concetto e cerca di
esprimere l'idea sfuggente del vuoto.
Un'esperienza sensoriale inusuale, che si distacca da una
quotidianità comune abituata a sintonizzarsi quasi esclusivamente
sull'apparenza estetica e visiva della realtà.
Andare oltre la piacevolezza estetica e d'uso della ceramica,
per tirar fuori dal materiale altro, che esprima qualcosa di
intimo e profondo,viscerale e carico di energia.
E così nasce la poesia e l'emozionalità del progetto,
delicato e raffinato quanto carico di fisicità vibratile.
Perciò "Con-tatto" come "con tatto" e come comunicazione.
Per Luisa il vuoto è un buco, come quelli che si fanno
d'estate sulla battigia con le mani cercando di prendere
la sabbia bagnata. Un buco che nessuno vede, così effimero e
instabile che l'onda successiva l'ha già modificato o travolto.
"Con-tatto" è qualcosa che non si vede ma si deve
toccare, dove la forma esteriore non ha alcun senso nè
funzione d'uso.
A occhi chiusi, liberando la mente e lasciandosi andare con una
mano nuda infilata dentro questo buco d'arte, toccando forme
e superfici, le pareti di questo pieno che definiscono il vuoto.
Il vuoto deve essere visitato con le mani.
Cosa senti? La superficie è liscia, poi ruvida; ecco un buco!,
qui unospessore....Cosa mi ricorda? Un'immagine, un odore.
Cosa provo?
Sciogliersi al rapporto tattile con il materiale, accogliendo
improvvise le suggestioni delle forme percepite dalle mani.
Scavare dentro se stessi in parallelo, come in una caverna
delle meraviglie in cui entrare dentro totalmente, nuotando al
buio in una pozza d'acqua calda, uterina, con lo stupore della
scoperta, la sorpresa delle emozioni irrazionali.
Per cercare di entrare in contatto e percepire un altro tipo
di vuoto,quello che ciascuno porta in sé incuneato saldamente
nell'anima, dentro la pienezza carnale del corpo, da riempire
fagocitando vita, sensazioni e cose, oppure accettandone
l'inevitabile convivenza.

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