MONICA CAROCCI_REALTIME

UNTITLED testo di Luca Beatrice
Carocci on line
di Luca Beatrice

Le città del nostro tempo vivono in tre realtà ugualmente parallele e altrettanto separate.
C'è una città di sopra, diurna, fatta di contatti quotidiani e di rapporti tra le persone,
una città di sotto, notturna, misteriosa in cui puoi scegliere di esistere rimettendo in
discussione la tua percezione dello spazio e del tempo; e la città inrete, una città virtuale,
che costruisce il proprio sistema di onde nell'etere, crea associazioni improvvise, mutazioni 
di percorso,salti.

Queste città non sono luoghi fisici predeterminati, non hanno un nome, si trovano da tutte 
le parti de lmondo e noi possiamo abitarle contemporaneamente e simultaneamente.

Attraverso la rete noi apriamo la porta e ogni cosa ci sembrerà più possibile.
L'accesso in rete è una pass-word di autentica democrazia, che ci riguarda tutti e che oggi 
coinvolge anche il sistema dell'arte:
stanno crollando quelle ultime certezze (?) che l'arte sia un piccolo universo protetto.

Ora le immagini fluttuano,sono a disposizione, si contaminano e si modificano: assistiamo 
sempre di più ad un allargamento delle "tribe".

Il pubblico, anche lui, sta cambiando ed assomiglierà al pubblico che acquista un CD, 
una videocassetta, un programma per il computer.

Mi piace che sia proprio Monica Carocci ad accettare la sfida on-line.
Monica Carocci, una delle prime artiste italiane ad avere utilizzato il mezzo fotografico quando 
questo era relegato a una autentica schiera di fans, una dellepoche a rendere la fotografia come 
un evento irrepetibile e non seriale.

Gli oggetti e i luoghi che lei fotografa si piegano ora non più soltanto alle sue esigenze proprie 
d'artista,ma anche a quelle di un pubblico ignoto, anonimo e senz'altro numeroso.
Immagini cariche di allucinazioni, di pensieri di grande impatto che ti fanno pensare e ti meravigliano.

Immagini del tutto estrapolate dalla storia visione pura, cose (mai) viste, lampi nel buio, che 
starebbero assai bene coi tempi "The End of Violence" di Wim Wenders e "Lost Highway" di 
David Lynch, 1997 e 1996.

In questa sequenza di Monica Carocci dal modello all'originale, dall'assunzione in Internet all'ulteriore
rielaborazione, il suo bianco / nero antirealista ci dice in verità molte cose sul nostro luogo, la nostra città!
Torino, su questo posto dominato dai contrasti e dalle tensioni.
Fiori, alberi, paesaggi che sono di nessuna parte ma sono soprattutto di qui.

Carocci, dicevo, accetta questa sfida della "globalizzazione" dell'arte e, democraticamente,
sceglie la rete. D'altra parte per diventare del tutto adulta, per affermarsi, per emergere, l'arte di oggi
ha soltanto due possibilità:
la prima, presentarsi con effetti di grande impatto sensazionalistico (dopo "sensation" appunto);
o cose emotive che sappiano di nuova carne, che siano oltraggiose, grandemente scandalose oppure,
viaggiare leggere nell'aria, scavalcando i confini, proponendosi a tutti, unprotected, senza
paura del contatto.

Il resto, invece sono solo chiacchere......
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