CASALUCE-GEIGER: 
Alla ricerca di altre "ombre"
Di Fabiola Naldi

Potrei descrivere la ricerca artistica di Casaluce - Geiger "entrando" scientificamente nel suo percorso e cercando tutte le possibili analogie con chi prima di lei ha riscoperto se stesso attraverso il rimescolamento 
visivo - concettuale di tante altre "identità". Oppure potrei raccontarvi la storia di una bambina curiosa che già dai suoi primi anni di vita giocava con le bambole riadattandole però a una personale visione del mondo dove le stesse compagne di gioco mutavano aspetto, modificate nell'aspetto da quella stessa bambina che poi, negli anni, avrebbe seguito un corso di recitazione con l'aggiunta di una scuola d'arte che le avrebbe permesso di conoscere la pittura e la fotografia.
E così effettivamente è accaduto: Casaluce - Geiger è tutto questo e la sua ricerca visiva lo dimostra. 
Che sia pittura (dove l'intenzionalità primaria di modificare la bidimensione e la carnalità della stessa materia si amalgamano in un unicuum formale dato per cromo-luminarismi accesi e "violenti") o che sia la fotografia, come è in quest'ultimo periodo della sua ricerca, poco cambia.
A ben guardare la stessa bambina che piegava giochi e fantasie a una intima e personale dimensione parallela dove potersi permettere di cambiare, modificare, travestire la realtà, è rimasta. 
Casaluce - Geiger è solo "cresciuta" e con lei sono cresciute le infinite possibilità di giocare e divertirsi, grazie anche a una spiccata ironia, con quei brandelli di reale di cui lei, comunque, rimane la principale protagonista.
Usare la fotografia, usare se stessa come fotografa e come soggetto fotografico e ricomporre il tutto in un'unica immagine dove il camuffamento e la cosciente ambiguità di assumere altre sembianze, risulta essere il centro di una ricerca che sta portando la nostra artista a perlustrare e ad addentrarsi 
in altri spazi della mente e della fantasia che a volte per "circostanza sociale" evitiamo.
Travestirsi e nascondersi in altre vesti o in atteggiamenti "diversi" dal genere di appartenenza portano la nostra artista a sondare un territorio tanto ambiguo quanto affascinante e seducente dove l'impensabile può accadere. 
E la fotografia è il mezzo migliore con il quale trasportare il verosimile nel vero: rimane comunque un prodotto, un'immagine che certifica che qualcosa è accaduto, che una particella di realtà si è inserita in un vortice irrequieto di surrealtà e finzione, dando per vero qualcosa o qualcuno che forse "non esiste".
L'immagine (e con essa le molteplici identità che l'artista mette in gioco) emigra in uno spazio simulato, investendo la dimensione interna di sogni, desideri e d' ideali, insinuando in una fotografia "costruita" realisticamente una massiccia 
dose di artificio.
Casaluce - Geiger giocando sul dialettico paradosso insito nelle specifico fotografico diviene contemporaneamente operator e spectrum creando intenzionalmente un corto circuito interno all'immagine, assumendo il doppio ruolo di artefice e 
artificio.
L'artista-transformer diviene così una sorta di "killer innocuo" intenta ad occultare le prove della sua identità, falsificando il tangibile e rimescolando le carte della successiva interpretazione; attraverso tale operazione concettuale la nostra 
performer - fotografa reinventa se stessa, configurando nuovamente il proprio aspetto e presentando, in un crescente work in progress, un alter ego di un'identità 
in continua mutazione