italoamericana, è nata a Verona. Vive e lavora a Pramaggiore(Ve). Opera permanente a museo della ceramica di Teramo Il lavoro di Mimi Farina scaturisce dalla terra. Con pasta di cellulosa unita a colla riproduce forme naturali, semi, uova smisurate, solchi nel terreno, (ovviamente di carta) cioè tracce ben segnate di aratura, racchiuse nella regolarità del quadrato, un paesaggio agricolo ("Landscape" 1997) razionalizzato e reso emblematico entro la forma geometrica. E con alberi che crescono, cavi,attraversati dalla luce fluorescente si da divenire magici e irreali. Una natura coadiuvata dalla tecnologia, che è il segno di questa fine di secolo e di millennio. Il punto di partenza, di osservazione e di appropriazione è la natura, restituita in assetto rinnovato dalla spinta creativa di Mimi Farina, ma nello stesso tempo alterata ed esaltata da presenze altre,come l'illuminazione artificiale che ne evidenzia l'aspetto simulacrate. Cioè verità e finzione si mescolano opportunamente e la natura di Mimi Farina, nella sua artificialità, esplode con veemenza, scaricando potenziali energetici dalle forme abnormi, fuori scala, come le uova giganti o i semi, solcati da geometrie regolari che sembrano usciti da una natura nutrita da estrogeni impazziti. Il piacere della forma organica, bianca, fresca ed espansa, che poi si coniuga in mille altre versioni, dalle superfici testurizzate agli oggetti arredamentali- rimanda al piacere della vita. Vita intensa come crescita. Il miracolo della crescita e della modificazione. Allora l'omaggio simulacrale al miracolo della natura si può materializzare nel "bosco sacro" (come di recente è apparso nello splendido Ospedale dei Battuti, ristrutturato, a S.Vito al Tagliamento nel Friuli Occidentale) fitto di alberi magici contrapposti ad uno vero, secco, dal tronco cavo, organica scultura naturale, scaldata da un fuoco fittizio. Un'installazione evocativa di remoti rituali consumati con intenti propiziatori o, posiamo immaginare, di ringraziamento per l'inarrestabile esuberanza della terra, madre pur sempre prolifica e protettrice, nonostante i dissesti subiti da un'umanità incauta e disamorata. Maria Campitelli. Segnalazione Galleria Rino Costa |
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