It's a good life a cura di Elisabetta Rota

Nuovissima e inedita questa serie di opere di Marina Brasili vede l'Artista passare dalla pittura ad un medium nuovissimo come l'elaborazione fotografica 
digitale, utilizzato con insolita padronanza e originalità. 
Impianto concettuale deciso e forte valenza simbolica si fondono in una ricerca che si basa fondamentalmente sul recupero di vecchie, banali, 
stinte e stantie fotografie di gruppi e personaggi alla ricerca di un significato altro, di quello scarto comunicazionale che distorce e approfondisce il segno, sia con un palese significato psicologico-sociale, sia con intenti di approfondimento nell'ambito del mito e dell'analisi del profondo.
Nascono così tre gruppi di opere accoppiate per soggetto: uomini, donne, bambini, con una divisione che, se richiama immediatamente la ruolizzazione trasversale per sessi ed età della nostra cultura occidentale, evoca anche, con un sapore lontano, altre e più antiche differenziazioni, società segrete, riti, culture.
Così le opere dedicate all'universo maschile, sicuramente le più dure e "nere" anche a livello cromatico, rimandano immediatamente ad un immaginario di forza e potere, a riti di guerra e di caccia, alla violenza che genera la morte ma 
anche ad una sacralità remotissima che apparenta La notte prima della caccia allo sciamano preistorico ritratto nella grotta di Trois Freres o al dio Baigorix 
degli antichi popoli Liguri. 
Opere forti, cariche di un'atmosfera stregonesca, dove la volontà di dominio e controllo della natura sembra prevalere su tutto e sembra quasi alludere, con 
l'apparizione misteriosa e agghiacciante di un teschio di cristallo fosforescente alle potenzialità distruttive di una scienza al maschile.
Tutt'altra atmosfera nelle fotoelaborazioni al femminile che ritraggono gruppi ridenti di fanciulle del passato in paesaggi boscosi, immerse, fuse e circondate 
dalla natura, con un'apparente levità sospesa che evoca immediatamente le foto di fate di vittoriana memoria e i deliri del reverendo Kirk. Eleree creature 
destinate a spegnersi con la fine della loro gioventù e bellezza, come le falene e le libellule che le circondano nelle Effimere, giovani donne alle porte della 
vita corteggiate da inquietanti e invitanti rospi rossi nell'Amor profano: 
rospi di fiabe, rospi di streghe, rospi ambigui e allucinogeni, legame profondo con la Madre Terra o brutti rospi da ingoiare in uno squallido futuro di 
spose modello? 
Divertenti e ambivalenti queste opere portano tutto il peso della condizione femminile, la forza della natura, la libertà e la rivolta di una società matriarcale, 
il dono e la condanna della bellezza.
Infine le opere più inquietanti in assoluto, quelle dedicate all'infanzia, vista come momento di passaggio ambiguo e teso, come soglia aperta sul filo 
del rasoio: lontane da ogni falso concetto di innocenza le due fanciulle del Rito del sangue si incamminano sulla via di cardi spinosi del loro futuro di donne segnato dal sangue, sangue del menarca, sangue della deflorazione, sangue del "partorirai con dolore", sangue di vita, sangue di morte, sangue di forza e 
di impurità, seguite passo a passo da occhi giudicanti, bramanti, dominanti...mentre gli alunni di It's a good life posano ineffabili con i volti di personaggi 
dell'immaginario, infantile e non solo, del presente e del passato. 
Questi piccoli mostri teriomorfi che ci guardano con fissità inquisitoria, ci colpiscono e ci scuotono profondamente al di là di ogni possibile richiamo 
evocativo ( dalla religione egizia all'infanzia "cattiva" di Bradbury e Golding) perché ci ricordano cos'è un bambino, e cosa siamo stati noi: cera molle aperta 
a tutte le influenze culturali, sottoculturali e ambientali, pronti a diventare uomini veri, donne-donne, greemlins, pupazzi, e talvolta, semplicemente e per 
fortuna, esseri umani.
Una bella ricerca sicuramente, tecnicamente ineccepibile, con uno studio dei piani compositivi che dichiara la filiazione concretista di Marina Brasili, ma 
soprattutto capace di produrre nel fruitore un sottile, profondo, costruttivo disagio esistenziale.
Alice abita qui.

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