Pietro Mancini
emersione

Pietro Mancini nasce a Tropea (CZ) Lavora e vive Pomezia (RM)
News: 
Galleria Civica Arte Contemporanea, Termoli 27-12-08 Art Shake 
cura Emanuela de Notariis
Mostre personali:
2008Zelle Arte Contemporanea, Palermo……
Attraverso galassie per trovare l’erba più dolce per il mio cuore somaro.
Testo Alessandra Ferlito
2008Forte Stella, Porto Ercole nella stella tra le stelle collettiva/personale 
cura Giorgio Titonel
2006Galleria Arturarte Nepi (VT)…. AL-LUMINI……testo critico Stefano Elena.
Mostre collettive:
2008Galleria Axel Lapp Berlin OUT OF TIME a cura di Sergio Zavattieri.
2008Vialartist- Valencia cura Toni Calderon
2008LA NAU – Universidad de Valencia….. DIGITALMEDIA Spain;
2008Galleria La Sala Naranja…..NOMASSMEDIA…..Valencia, Spain.
2007Chiostro del Bramante COD 01 a cura di Stefano Elena e Natalia de Marco.
2006Galleria Vero Stoppioni S.Sofia. 
Museo Civico Mons. Mambrini Galeata (Forlì) 
TRANSITI ORIZZONTALI.
2006Partecipazione al progetto Plot@rteuropa 
cura Massimo Lupoli e Gianluca Marziani, 
con esposizioni alla galleria Blanca 
Soto, Madrid Museo Colonna- Genazzano MLAC Università Sapienza Roma. 
2006SP. Sistema, Pomezia….. FUORIGIOCO cura Massimo Lupoli, 
testo critico di Stefano Elena.
20O6Stendhal 36, a cura di Gianluca Marziani, Milano.
2005Meridiani d’Oriente a cura di Gabriele Perretta. Bova (RC). 
2005Photographic group show, Galleria Installart, Caserta. 
2005VITARTE….. (VT)
2004Scuderie Aldo Brandini CARI ARTISTI 
a cura di Elio Rumma, Frascati.

ATTRAVERSO GALASSIE PER TROVARE L'ERBA PIU DOLCE PER IL MIO CUORE SOMARO
PIETRO MANCINI 
text: Alessandra Ferlito
Le opere saranno accompagnate da un racconto breve di Masha Elena Sergio

Il tempo trascorre inevitabilmente, generando un flusso irreversibile in 
cui tutto si trasforma. Questa è l’età della sospensione, delle 
“grandi migrazioni” che determinano l'evolversi dell'individuo al cospetto 
di un mondo parallelo che si svela all'improvviso. 
E' il momento del disinganno, della caduta libera e dell'abbandono. 
Incombe il mutamento e con esso la consapevolezza di sé. 
Con queste sembianze si presenta l'universo comunicativo 
di cui si fa interprete Pietro Mancini (Tropea, 1968), attratto dai processi 
di auto-identificazione e di conseguente smantellamento delle idealizzazioni, 
tipici della fase preadolescenziale.
Ad una certa età si fugge a piedi nudi”, dice l’artista. Il suo sguardo si 
focalizza su un punto preciso del percorso di iniziazione che accompagna 
l'esistenza, dalla sua fine su un livello, all'ascensione ad un livello 
superiore. Da questa esperienza intima e imprevedibile, Mancini estrapola 
con minuzia l'elemento sacrale, restituito graficamente attraverso una 
personale simbolizzazione, fatta di rimandi al mondo naturale (animale e 
vegetale), come al mercato di massa contemporaneo. Tra gigli e felini, stelle, 
croci, famosi loghi commerciali decontestualizzati ed elementi accessori di 
vario genere, gli Al-lumini racchiudono e sintetizzano - in chiave 
estetico-decorativa - l’esperienza intellettiva dell’artista, che osserva il 
vivere quotidiano con occhio clinico, evocando il passato, criticando il 
presente e, se possibile, prevedendo il futuro. I suoi anima-li sacronauti 
attivano un lento processo di ridefinizione dei significati. 
Esploratori solitari di uno scenario spazio-temporale ancora misterioso, 
raccontano un viaggio immaginario in cui l’animale uomo - oggetto e autore 
della ricerca - è vittima sacrificale della contaminazione globale. Portavoce 
inconsapevole di una purezza che, da li a poco, lascerà il posto al disincanto, 
i personaggi di Mancini si prestano alla contemplazione quali icone “sacre” che 
stanno per compiere il primo passo verso la profanazione.
Ad incrementare il flusso vorticoso delle esperienze vissute, si aggiunge 
quello delle informazioni trasmesse dai mezzi di comunicazione attuali, che 
vede sospesi in una ricerca necessaria e senza fine i Cercatori di frequenze, 
testimoni inconsapevoli della dipendenza umana dal reciproco rapportarsi. 
In questo moto continuo, un momento prima del transito, l’artista registra e 
documenta con fare scientifico lo stato d’essere dei suoi soggetti; analizza 
il loro percorso cognitivo e fissa l’istante dell’approdo. L’introduzione in 
chiave fantastica di elementi naturali sovrapposti ai volti dei personaggi, 
conduce alla resa dei conti.
Nelle Catalogazioni la mimesi si compie sotto i nostri occhi, tracciando una 
mappa ideologica che si fa manifesto visivo della bellezza del presente. 
Abitanti di uno spazio silenzioso e dimenticato, le creature di Mancini amano 
agire nell’ombra; sono pellegrini in cerca di fissa dimora; vedono nella 
solitudine la dimensione ideale per ostentare la forza della propria bellezza. 
Talvolta, però, l’intervento migliore risulta essere l’assenza, e i protagonisti 
della scena preferiscono sottrarsi a qualsiasi tentativo di classificazione. 
In questo senso, l’autore per primo sembra prendere coscienza dell’impossibilità 
di “catalogare” l’essere umano e, con questa consapevolezza, intraprende il suo 
viaggio attraverso galassie, per trovare l’erba più dolce.
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